Donazioni indirette. Ratio, regime formale, riconoscimento dell'intento liberale del disponente. (Cass. Civ., Sez. II, sent. n. 4682 del 28 febbraio 2018)

Il regime formale della forma solenne (fuori dai casi di donazione di modico valore di cosa mobile, dove, ai sensi dell'art. 783 c.c., la forma è sostituita dalla traditio) è esclusivamente proprio della donazione tipica, e risponde a finalità preventive a tutela del donante, per evitargli scelte affrettate e poco ponderate, volendosi circondare di particolari cautele la determinazione con la quale un soggetto decide di spogliarsi, senza corrispettivo, dei suoi beni.
Nelle donazioni indirette l'intenzione di donare, non emergendo in via diretta, deve ricercarsi nelle circostanze che, caso per caso, caratterizzano il fatto, non essendo richiesto che tale intenzione abbia la stessa forma prevista per l'atto utilizzato.
La cointestazione, con firma e disponibilità disgiunte, di una somma di denaro depositata presso un istituto di credito, è qualificabile come donazione indiretta qualora detta somma, all'atto della cointestazione, risulti essere appartenuta ad uno solo dei cointestatari, rilevandosi che, in tal caso, con il mezzo del contratto di deposito bancario, si realizza l'arricchimento senza corrispettivo dell'altro cointestatario: a condizione, però, che sia verificata l'esistenza dell’animus donandi, consistente nell'accertamento che il proprietario del denaro non aveva, nel momento della cointestazione, altro scopo che quello della liberalità. L'intenzione di donare emerge non già, in via diretta, dall'atto o dagli atti utilizzati, ma solo, in via indiretta, dall'esame, necessariamente rigoroso, di tutte le circostanze di fatto del singolo caso, nei limiti in cui risultino tempestivamente e ritualmente dedotte e provate in giudizio da chi ne abbia interesse.

Commento

(di Daniele Minussi)
La donazione si qualifica come indiretta (come tale non assistita dalla peculiare forma ad substantiam dell'atto pubblico alla presenza di due testimoni) quando non costituisce l'espressione di un intento liberale espresso in maniera diretta ed inequivoca per il tramite di una donazione per atto pubblico alla presenza di testimoni (ovvero in una mera dazione nell'ipotesi di donazione di modico valore), bensì risulta da una lettura "critica" di un atto differente. Possono venire in considerazione varie fattispecie: dal pagamento di un debito altrui alla corresponsione di premi assicurativi a fronte di una polizza il cui beneficiario verrà a fruire degli importi da erogare. Nel caso di specie il titolare di una somma di denaro l'aveva posta a disposizione di un cointestatario con forma disgiunta. Di per sè tale condizione non è significativa, se non in relazione all'ulteriore considerazione dell'accertamento dell'intento liberale. Esso si estrinsecherà nella volontà di porre a disposizione del cointestatario del conto non proprietario della provvista tale denaro senza che ne sorga un credito in favore del proprietario stesso.

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