Plurime cessioni di quote e riqualificazione negoziale ai fini fiscali. (Cass. Civ., Sez. V, sent. n. 34941 del 13 dicembre 2023)

Con riferimento alla fattispecie negoziale per cui è causa (cessione di quote societarie), devono essere condivise le conclusioni a cui è giunta la Commissione Tributaria Regionale, essendo chiara la statuizione dell’art. 20 T.U.R., come recentemente interpretata dalla Consulta, secondo cui l’imposta di registro va applicata in relazione all’intrinseca natura ed agli effetti giuridici dell’atto da registrare, indipendentemente dal titolo o dalla forma apparente, prendendo in considerazione unicamente gli elementi desumibili dall’atto stesso (intesi quali effetti giuridici del negozio veicolato in un documento) prescindendo da quelli extratestuali e dagli atti ad esso collegati. Non può, pertanto, attribuirsi rilevanza – come pretende di fare l’Agenzia delle Entrate – ad altri atti posti in essere, anche dalle stesse parti ed anche se stipulati contestualmente o confluiti nello stesso documento, al fine di ricercare la causa concreta della complessiva operazione, colpendo l’imposta di registro la manifestazione di ricchezza espressa nello specifico atto. Un eventuale collegamento negoziale con altri atti, così come gli eventuali elementi extratestuali, possono assumere rilievo solo ed esclusivamente ai sensi dell’art. 10-bis dello Statuto del contribuente, con le relative garanzie procedurali e previa dimostrazione dei relativi presupposti applicativi – possibilità che consente di superare anche i dubbi di compatibilità dell’attuale formulazione del D.P.R. n. 131 del 1986, art. 20, con la normativa comunitaria. Ne deriva che, nel caso di specie, le plurime cessioni di quote societarie, poste in essere dai tre soci, integrando tre diversi contratti, ciascuno oggetto di registrazione, vanno tenute distinte ai fini del D.P.R. n. 131 del 1986, art. 20, sebbene stipulate contestualmente e confluite nello stesso documento, in quanto ognuna di esse resta un elemento extra-testuale/atto collegato rispetto alle altre.

Commento

(di Daniele Minussi)
La S.C. boccia il tentativo dell'AE di riqualificare causalmente come cessione di azienda le plurime cessioni di quota di una società da parte dei tre soci. E' infatti evidente come, nel primo caso, si sarebbe dovuta fare applicazione dell'imposta di registro proporzionale sull'imponibile costituito dal valore dell'azienda oggetto della cessione, mentre le cessioni di quota non rilevano ai fini dell'imposizione di registro proporzionale.

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