Ipotesi di espropriazione, la cosiddetta espropriazione larvata



Una prima questione da affrontare è quella dell'individuazione della ricorrenza del fenomeno espropriativo, non tanto per individuare i casi in cui risulta possibile intraprendere il relativo procedimento ablatorio, materia riservata allo studio del diritto amministrativo, quanto al fine di comprendere la differenza tra esso e l'imposizione di limitazioni di carattere legale alla proprietà.

Sotto questo profilo non può sicuramente essere accolto il concetto tradizionale, in base al quale l'espropriazione ha luogo nella sola ipotesi in cui si verifica il trasferimento della proprietà di un bene dal precedente proprietario ad un soggetto diverso, mentre ricorrerebbe il caso del limite legale quando fossero comunque imposte limitazioni anche piuttosto gravose alla concreta fruibilità del bene.

La Corte costituzionale ha infatti chiarito con numerosi interventi (si veda p.es la sentenza 260/76 ) che devono essere qualificati come aventi natura espropriativa anche quei provvedimenti che strettamente non potrebbero essere definiti "ablatori ", non determinando per il proprietario la perdita del diritto e la correlativa attribuzione di esso ad altro soggetto. Ciò ogniqualvolta si venga ad incidere sostanzialmente sulle facoltà di godimento e di disposizione del proprietario e di conseguenza sul valore economico del bene nota1 .

Il problema più difficile da affrontare è proprio quello relativo alla differenziazione tra atti espropriativi che non determinano la perdita del diritto e semplici limitazioni legali. Queste ultime infatti non danno certamente luogo ad indennizzo. Si pensi a tal proposito che il legislatore ordinario può imporre limitazioni di varia natura a carico della proprietà (art. 42, II comma , Cost.). Tali i limiti relativi all'altezza degli edifici o alle distanze da osservare nelle costruzioni. Si pensi ancora al caso degli ordini di abbattimento di piante o di animali per ragioni di sanità o di pubblica sicurezza, o ancora per i prelievi di campioni di merce a scopo di controllo.

Avendo espresso riguardo a questa complessa situazione, il Giudice delle Leggi ha costruito la nuova figura delle c.d. espropriazioni " anomale " nota2 o " limitazioni espropriative", ritenendo illegittime, sotto il profilo del principio di eguaglianza, le norme che, non riguardando intere categorie di beni, avessero permesso l'imposizione su singoli beni determinati di limiti di natura tale da incidere su quello che può essere configurato come contenuto minimo del diritto di proprietà nota3 .

Facendo applicazione di questo principio è stata dichiarata l'incostituzionalità delle servitù militari previste dall'art. 2 della Legge 20 dicembre 1932, n. 1849 (abrogata dall'art. 22 della Legge 22 dicembre 1976, n. 898) , che concedeva alle autorità militari poteri discrezionali di imporre vincoli, senza indennizzo, sulle proprietà vicine ad opere militari.

Inversamente la Corte costituzionale ha escluso la natura espropriativa delle norme di legge in base alle quali viene prevista l'imposizione di limitazioni o di vincoli ad un' intera categoria di beni identificati con criteri oggettivi e stabiliti a priorinota4 .Ciò anche se si palesassero come necessari successivi provvedimenti amministrativi volti esclusivamente ad individuare in concreto l'appartenenza dei singoli beni alla categoria delineata dal legislatore. In tal modo è stata considerata legittima l'imposizione di vincoli anche molto penetranti a tutela di bellezze naturali (c.d. vincoli paesaggistici), di parchi nazionali, di beni aventi valore storico, artistico o archeologico, di collezioni, di autostrade, ecc nota5. Per converso si sostanzia in un vincolo preordinato all'espropriazione la specifica destinazione (a parcheggio pubblico) imposta all'area da PRG nel caso in cui, esulando dall'ottica di suddivisione del territorio in zone, abbia di mira l'imposizione un vincolo speciale su beni specialmente individuati (Cass.Civ. Sez.I, 2613/06 ).

Note

nota1

L'opinione che rinviene una vera e propria espropriazione, seppure larvata, in tutti quegli atti, come ad es. i vincoli di inedificabilità a tempo indeterminato, che pur non attribuendo i beni ad un altro soggetto sacrificano sostanzialmente la posizione del proprietario, si può considerare ormai consolidata. Si vedano, tra gli altri, Bianca, Diritto civile, vol. VI, Milano, 1999, p.180; Pericu, Attività amministrativa, in Diritto amministrativo, a cura di Mazzarolli-Pericu-Romano-Roversi Monaco-Scoca, Bologna, 1998, p.1378; Morbidelli, La proprietà e il governo del territorio, in Manuale di diritto pubblico, a cura di Amato-Barbera, Bologna, 1997, p.745.
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nota2

V. Santaniello, Espropriazioni anomale, in Enc. dir..
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nota3

Sul tema del contenuto minimo del diritto di proprietà, Bianca, op.cit., p.180, spiega come è ben possibile che ci siano limiti imposti per assicurare la funzione sociale del bene, però sempre nel pieno rispetto di una soglia minima o "contenuto minimo" che il legislatore non può superare in nome dell'utilità sociale. Al contrario, secondo altri (Natoli, La proprietà. Appunti delle lezioni, Milano, 1976, p.53, cfr. anche Stella Richter, in Riv. giur. ambiente, 1991, p.570), il legislatore non sarebbe vincolato in nessun modo dal dover contenutisticamente assicurare al diritto un minimum indefettibile.
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nota4

Parte della dottrina si esprime negli stessi termini. Cfr. Palma, La proprietà in generale. I procedimenti ablatori, in Tratt.dir. priv., diretto da Rescigno, Torino, 1982, p.277 il quale precisa che " l'individuazione delle categorie non deve determinarsi secondo criteri naturalistici, bensì in ragione dell'interesse sociale che si intende, volta per volta, soddisfare; è tale interesse che deve rappresentare l'indice di riconoscimento del bene e la sua appartenenza ad una data categoria." Si veda ancora Palma, Beni di interesse pubblico e contenuto della proprietà, Napoli, 1971, p.139.
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nota5

Vincoli di tal genere possono essere considerati meramente applicativi di limitazioni che la legge stessa configura come connaturali all'intera categoria delle bellezze naturali da essa già precedentemente definita. Cfr. Sandulli, Natura ed effetti dell'imposizione di vincoli paesistici, in Riv. trim. dir. pubbl., 1971.
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Bibliografia

  • MORBIDELLI, La proprietà e il governo del territorio, Bologna, Manuale di diritto pubblico, di Amato-Barbera, 1997
  • PALMA, La proprietà in generale. I procedimenti ablatori, Torino, Tratt. dir. priv. diretto da Rescigno, vol. 7, t. I, 1982
  • PERICU, Attività amministrativa, a cura di Mazzarolli-Pericu-Romano-Roversi Monaco-Scoca, Bologna, Diritto amministrativo, 1998
  • SANDULLI, Natura ed effetti dell’imposizione di vincoli paesistici, Riv. trim. dir. pubbl., 1971
  • SANTANIELLO, Espropriazioni anomale, Milano, Enc. dir., XV, 1966

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