Diritti di uso ed abitazione



L'uso e l'abitazione corrispondono sostanzialmente a fattispecie di usufrutto limitate. L'uso consiste infatti nel diritto di servirsi di un bene compresa la facoltà, se esso è fruttifero, di raccoglierne i frutti. Il tutto comunque limitatamente ai bisogni propri e della propria famiglia (art. 1021 cod.civ.).

L'abitazione consiste a propria volta nel diritto di abitare una casa limitatamente ai bisogni propri e della propria famiglia (art. 1022 cod.civ.). Sono escluse fruizioni per utilizzi differenti, quali ad esempio l'uso professionale come ufficio (Cass. Civ., Sez. II, 14687/2014), ma al di fuori di questa limitazione teleologica, non sussiste alcuna esclusione quanto alle facoltà ricomprese nel diritto reale (Cass. Civ., Sez. II, 17320/2015).
Come appare evidente, i due diritti in parola differiscono dall'usufrutto sotto un profilo eminentemente quantitativo: l'usuario e l' habitator hanno le medesime facoltà dell'usufruttuario, contraddistinte tuttavia dall'indicato limite del soddisfacimento dei bisogni propri e della famiglia nota1.

L'articolo 1023 cod.civ. determina la nozione di famiglia rilevante per i diritti in esame. Essa comprende il coniuge ed i figli. Tra questi, anche quelli che fossero nati dopo l'inizio del diritto quantunque, al tempo in cui questo è sorto, il titolare non avesse contratto matrimonio (il che vale anche per il coniuge), compresi gli adottivi e quelli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti, benchè l'adozione o il riconoscimento siano avvenuti dopo l'inizio del diritto. Da ultimo, sono ricompresi i conviventi col titolare per prestare i loro servizi a lui o alla sua famiglia nota2.

Per quanto attiene alla consistenza del godimento, occorre precisare che, se nell'uso cade un fondo, l'usuario non ha la facoltà di provvedere al raccolto vendendolo al mercato, ma soltanto di raccogliere quanto basti a sovvenire al bisogno proprio e della famiglia . Se si tratta di una macchina può servirsene per il suo bisogno, non darla a nolo.Tuttavia, con riferimento ad un'area nuda, è stata riconosciuta al titolare del diritto di uso la facoltà di costruirvi un manufatto da adibire a ricovero di autovettura (Cass. Civ., Sez.II, 7811/06).

L'"abitazione" è diritto affine all'"uso", non potendosi tuttavia ridurre alla specificazione di quel diritto di uso che abbia ad oggetto un appartamento.Infatti l'uso implica ogni modalità e tipologia di godimento in accordanza con la destinazione del bene, il diritto di abitazione comporta unicamente quello di fruire della casa per provvedere al solo bisogno dell'alloggio (art. 1022 cod.civ.) nota3. L'usuario potrebbe dunque, a differenza dell' habitator, adibire un appartamento all'esercizio di un'attività imprenditoriale sua propria, senza mutare la destinazione del bene.

La natura stessa connessa alla limitazione quantitativa afferente alle facoltà di godimento vale ad introdurre quella che invece si configura come una limitazione qualitativa per quanto attiene alle facoltà di disposizione. Dato infatti il carattere esclusivamente personale dei diritti in esame essi, a differenza dell'usufrutto, sono incedibili a qualsiasi titolo nè sono idonei a formare la base per la costituzione di ulteriori diritti di rango minore, come ad esempio l'affitto o la locazione. Si ritiene tuttavia che tale divieto, riguardando diritti patrimoniali disponibili, possa essere derogato per accordo tra il dominus e l'usuario o l' habitator, come meglio vedremo specificamente sul tema.

Poichè si ritiene comunemente che tanto l'uso quanto l'abitazione non possano essere perpetui, estinguendosi alla morte del titolare, non possono neppure formare oggetto di disposizione testamentaria.

L'unica possibilità di porre in essere un valido atto dispositivo del diritto si identifica con la rinunzia, che viene a coincidere con l'estinzione dell'uso o dell'abitazione.

Per quanto attiene all'oggetto dei diritti in esame, l'"abitazione" non può che avere quale riferimento un immobile, una casa.

Vario può essere invece l'oggetto dell'uso.

Esso può comprendere beni immobili e mobili, non tuttavia, secondo l'opinione condivisa da una parte della dottrina, beni immateriali o aziende commerciali. Questi beni infatti non procurerebbero utilità suscettibili di dar vita alla soddisfazione dei bisogni di cui all'art. 1021 cod.civ. nota4 .

Quando l'uso ha per oggetto beni consumabili si viene a configurare un diritto di quasi-uso di consistenza analoga a quello del quasi-usufrutto .

Note

nota1

Pugliese, Usufrutto, uso e abitazione, in Tratt.dir.civ.it., diretto da Vassalli, Torino, 1972, p.843, sostiene che al proprietario spetti la detenzione dei frutti che non toccano all'usuario in quanto eccedenti il suo fabbisogno; di conseguenza anche un certo potere di scelta circa i modi di sfruttamento della cosa. Al contrario, bisogna affermare il pieno ed esclusivo potere di utilizzo e godimento economico della cosa da parte dell'usuario, potere che risulta incompatibile con qualsiasi forma di ingerenza altrui sul bene.Cfr. Palermo, L'uso e l'abitazione, in Tratt.dir.priv., diretto da Rescigno, Torino, 1982, pp.144 e ss..
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nota2

Considerato il rigore dell'art. 1023 cod.civ., non sembra esserci alcun dubbio circa la composizione del nucleo familiare. Ciò nonostante, pur non trovandosi alcun riscontro nella legge, è stata avanzata l'ipotesi di un allargamento di tale nucleo che comprenda così anche gli ascendenti, i fratelli e gli affini, purchè siano conviventi con il titolare del diritto d'uso o d'abitazione. A favore di tale tesi si veda Bianca, Diritto civile, vol. VI, Milano, 1999, p.630-631. Contra, si confronti p.es. Scozzafava, in Comm.cod.civ., vol. III, Torino, 1997, p.343.
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nota3

Cfr. Orlando Cascio, Abitazione (diritto di), in Enc. dir., p.94; Santarsiere, Attualità del diritto di abitazione, in Giust. civ., II, 1987, p.441.
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nota4

Anche se in linea puramente teorica, è preferibile comprendere nel possibile oggetto del diritto d'uso anche i beni immateriali e le aziende commerciali. L'art. 1021 cod.civ. infatti, per quanto riguarda i frutti, pone un limite esclusivamente quantitativo, rapportato al bisogno dell'usuario e della sua famiglia. Questo scopo può benissimo essere raggiunto sfruttando tali beni e traendo da essi le utilità che, secondo la loro natura, possono offrire. Concordano con questa impostazione, tra gli altri, Palermo, op.cit., p.147; Bianca, op.cit., p.632; per una visione più restrittiva si vedano Pugliese, op.cit. , pp.804 e ss.; Trimarchi, Uso (diritto di), in Enc. dir., p.925.
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Bibliografia

  • BIANCA, Diritto Civile, Milano, VI, 1999
  • ORLANDO CASCIO, Abitazione (diritto di), Enc.dir., I, 1958
  • PALERMO, L'uso e l'abitazione, Torino, Tratt.dir.priv., 1982
  • PUGLIESE, Usufrutto uso e abitazione, Torino, Tratt.dir.civ.it.diretto da Vassalli, 1972
  • SANTARSIERE, Attualità del diritto di abitazione, giust.civ., II, 1987
  • SCOZZAFAVA, Torino, Comm.cod.civ., III, 1997
  • TRIMARCHI, Uso (diritto di), Enc.dir., XLV

Prassi collegate

  • Quesito n. 202-2016/C, Riserva di diritto di abitazione su più immobili a favore di una medesima persona – ammissibilità

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