Usucapibilità della finestra aperta sul ballatoio comune intesa a dare luce ad appartamento di proprietà esclusiva (Cass. Civ., Sez. II, sent. n. 5055 del 28 febbraio 2013)

Laddove le luci si aprono sul fondo altrui fra un vano e l’altro di un medesimo edificio con lo scopo di dare luce e aria a uno di essi attraverso l’altro, tali aperture non costituiscono estrinsecazione del diritto di proprietà, ossia manifestazione di una facultas del diritto stesso, ma comportando un’invasione della sfera di godimento della proprietà altrui, hanno natura di uno ius in re aliena. Pertanto, è possibile, a favore di chi ne beneficia, acquisire la relativa servitù per destinazione del padre di famiglia o per effetto del possesso ad usucapionem, sempreché l’apertura si concreti in opere visibili e permanenti destinate a un inequivoco e stabile assoggettamento del fondo altrui per l’utilità dell’altro che si avvantaggia dell’apertura lucifera. In tal caso, infatti, le aperture lucifere, a differenza di quelle che si aprono sul fondo aperto altrui, sono prive della connotazione di precarietà e mera tolleranza e sono sottratte, quindi, alla disciplina di cui all’art. 901 c.c..

Commento

(di Daniele Minussi)
Va premesso che, secondo la normativa in materia di apertura di luci, la relativa facoltà da parte del proprietario del muro sul quale esse possono venir aperte, rinviene una limitazione nel concorrente diritto del proprietario del fondo a confine di chiuderle nel corso dell'attività di costruzione in aderenza 8art. 904 cod.civ.). Nel caso di specie, tuttavia, non si trattava di un'apertura di una luce sul proprio muro sul fondo libero ed autonomo del vicino (rispetto alla quale si sarebbe potuto applicare il rammentato art. 904 cod.civ.), bensì dell'apertura di una luce sul muro comune al vicino destinata a dare aria ed illuminazione ad un appartamento di proprietà esclusiva di uno dei contitolari del muro. Situazione soggettiva, quest'ultima, usucapibile ed acquisibile anche per destinazione del padre di famiglia.

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