Vendita nulla per violazione del divieto del patto commissorio ex art. 2744 cod.civ.: elementi indicativi della causa di garanzia (Cass. Civ., Sez. II, sent. n. 10986 del 9 maggio 2013)

La vendita con patto di riscatto o di retrovendita stipulata fra il debitore ed il creditore, ove determini la definitiva acquisizione della proprietà del bene in mancanza di pagamento del debito garantito, è nulla per frode alla legge, in quanto diretta ad eludere il divieto del patto commissorio. Principale elemento sintomatico della frode è costituito dalla sproporzione tra l'entità del debito e il valore dato in garanzia, in quanto il legislatore, nel formulare un giudizio di disvalore nei riguardi del patto commissorio, ha presunto, alla stregua dell' id quod plerumque accidit, che in siffatta convenzione il creditore pretenda una garanzia eccedente il credito, sicché, ove questa sproporzione manchi - come nel pegno irregolare, nel riporto finanziario e nel cosiddetto patto marciano (ove al termine del rapporto si procede alla stima del bene e il creditore, per acquisirlo, è tenuto al pagamento dell'importo eccedente l'entità del credito) - l'illiceità della causa è esclusa.

Commento

(di Daniele Minussi)
Ribadito l'orientamento inaugurato da Cass. 1989 n.1611 volto a conferire rilevanza alla causa concreta della negoziazione. Rispetto ad essa è presente la precisazione in base alla quale è sintomatico della natura fraudolenta della pattuizione la sproporzione tra il valore del bene e l'entità del debito.

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