Cass. Civ., Sez. III, n. 13 del 4 gennaio 2010. Risarcibilità del danno esistenziale per omessa diagnosi di malformazione del feto

Il danno risarcibile patito dalla gestante non è solo quello alla salute, ma anche il danno economico che sia conseguenza immediate e diretta dell’inadempimento in termini di causalità adeguata, quale il danno consistito nelle ulteriori spese di mantenimento della persona nata con malformazioni, pari al differenziale tra la spesa necessaria per il mantenimento di un figlio sano e la spesa per il mantenimento di un figlio affetto da gravi patologie.
La mera dimostrazione dell’omessa rilevazione, da parte del medico specialista, della presenza di gravi malformazioni nel feto, e la correlativa mancata comunicazione di tale dato alla gestante, deve ritenersi circostanza idonea a porsi in rapporto di causalità con il mancato esercizio della facoltà di interrompere la gravidanza, in quanto deve ritenersi rispondente ad un criterio di regolarità causale che la donna, ove adeguatamente tempestivamente informata della presenza di una malformazione atta ad incidere sulla estrinsecazione della personalità del nascituro, preferisca non portare a termine la gravidanza.
La nascita indesiderata determina una radicale trasformazione delle prospettive di vita dei genitori, i quali si trovavano esposti a dover misurare (non i propri specifici "valori costituzionalmente protetti", ma) la propria vita quotidiana, l'esistenza concreta, con le prevalenti esigenze del nascituro, con tutti gli ovvi sacrifici che ne conseguono: le conseguenze della lesione del diritto di autodeterminazione nella scelta procreativa, allora finiscono per consistere proprio nei "rovesciamenti forzati dell'agenda" di cui parte della dottrina discorre nel prospettare la definizione del danno esistenziale. Insomma, tale caso sembra costituire un caso paradigmatico di lesione di un interesse che non determina un prevalente danno morale o biologico, peraltro sempre possibile, ma impone al danneggiato di condurre giorno per giorno, nelle occasioni più minute come in quelle più importanti, una vita diversa e peggiore di quella che avrebbe altrimenti condotto. In casi del genere, il danno risarcibile non può essere limitato solo al danno alla salute in senso stretto della gestante.

Commento

(di Daniele Minussi)
La pronunzia si segnala non soltanto per la lucidità con la quale mette a fuoco la serie notevole delle conseguenze pregiudizievoli che discendono dalla nascita di un figlio affetto da gravi malformazioni, ma anche per costituire una tappa non irrilevante della costruzione di una nozione accettabile del c.d. "danno esistenziale", categoria assai discussa e dai contorni problematici. Come altrimenti definire quei pregiudizi che si sostanziano nella totale ridefinizione forzata degli impegni e della vita intera dei genitori?

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