Cancellazione della società dal registro delle imprese: effetti immediatamente estintivi e difetto di legittimazione processuale. (Cass. Civ., Sez. III, sent. n. 8596 del 9 aprile 2013)

In tema di società di capitali, la cancellazione dal Registro delle imprese determina l'immediata estinzione della società, indipendentemente dall'esaurimento dei rapporti giuridici ad essa facenti capo, nel caso in cui tale adempimento abbia avuto luogo in data successiva all'entrata in vigore dell'art. 4, D.Lgs. n. 6/2003, che, modificando l'art. 2495, comma II, c.c., ha attribuito efficacia costitutiva alla cancellazione: a tale disposizione, infatti, non può attribuirsi natura interpretativa della disciplina previgente, in mancanza di un'espressa previsione di legge, con la conseguenza che, non avendo essa efficacia retroattiva e dovendo tutelarsi l'affidamento dei cittadini in ordine agli effetti della cancellazione in rapporto all'epoca in cui essa ha avuto luogo, per le società cancellate in epoca anteriore all'1 gennaio 2004 l'estinzione opera solo a partire dalla predetta data. Peraltro, una lettura costituzionalmente orientata dell'art. 2495, comma II, c.c., come modificato dall'art. 4, D.Lgs. n. 6/2003, nella parte in cui ricollega alla cancellazione dal registro delle imprese l'estinzione immediata delle società di capitali, impone un ripensamento della disciplina relativa alle società commerciali di persone, in virtù del quale la cancellazione, pur avendo natura dichiarativa, consente di presumere il venir meno della loro capacità e soggettività limitata, negli stessi termini in cui analogo effetto si produce per le società di capitali, rendendo opponibile ai terzi tale evento, contestualmente alla pubblicità nell'ipotesi in cui essa sia stata effettuata successivamente all'entrata in vigore del D.Lgs. n. 6/2003, e con decorrenza dal 1 gennaio 2004 nel caso in cui abbia avuto luogo in data anteriore.
Poiché la cancellazione dal registro delle imprese, avvenuta in data successiva all'entrata in vigore dell'art. 4 del d.lgs. n. 6/2003 (che ha attribuito a tale adempimento efficacia costitutiva), determina l'immediata estinzione della società di capitali, indipendentemente dall'esaurimento dei rapporti giuridici ad essa facenti capo, deve ritenersi inammissibile - per carenza di capacità processuale ex art. 75, comma III, c. p.c. - il ricorso per cassazione proposto dal liquidatore di una società che sia stata cancellata dal registro delle imprese in epoca posteriore alla data suddetta, difettando la stessa di legittimazione sostanziale e processuale, trasferitasi automaticamente ai soci ex art. 110 cod. proc. civ., sia stato dichiarato o no l'evento interruttivo, nel processo in corso, dal difensore della società.

Commento

(di Daniele Minussi)
La Cassazione interviene ancora sul tormentato tema dell'efficacia della cancellazione della società dal registro delle imprese all'esito dell'entrata in vigore della Riforma del 2003. Viene ribadita l'efficacia costitutiva della pubblicità nonché l'equiparazione sostanziale dell'operatività della stessa anche in tema di società a base personale (campo nel quale la pubblicità ha natura dichiarativa). Ne segue che l'effettuazione della formalità pubblicitaria in data successiva al 1 gennaio 2004 (data di entrata in vigore della Riforma del 2003) determina in pari data l'estinzione del soggetto, mentre per gli adempimenti eseguiti prima di tale data, l'effetto estintivo si produce a far tempo dal 1 gennaio 2004.
Le conseguenze in materia di legittimazione ad agire sono chiare: quand'anche iniziato dal liquidatore della società, allora esistente, il venir meno della stessa a seguito della cancellazione non può che determinare il trasferimento automatico della legittimazione ad agire in capo ai soci.

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