Esercizio e limiti del diritto: il problema dell'abuso del diritto e dell'autotutela




L'esercizio del diritto soggettivo consiste nell'utilizzo dei poteri che la situazione giuridica soggettiva attiva è in grado di assicurare al titolare.

Così il creditore esercita il proprio diritto riscuotendo quanto dovutogli dal debitore, l'usufruttuario di un fondo raccogliendo i frutti che esso produce, etc..

Mentre nei diritti reali esercizio e realizzazione del diritto coincidono, stante l'assolutezza e l'inerenza che valgono a connotarli, come meglio si osserverà nel corso dell'esame di queste caratteristiche, i due momenti ordinariamente divergono in tema di diritti relativi, visto che il soddisfacimento della pretesa del creditore dipende dalla condotta di un altro soggetto.

Questa sommaria descrizione della dinamica di esplicazione del diritto soggettivo evoca due problematiche di non poco rilievo. In un primo senso è possibile domandarsi se, nell'esplicazione del proprio diritto (e questo vale soprattutto per i diritti assoluti, anche se il quesito si pone anche in relazione a fattispecie di diritti relativi) il titolare debba osservare regole particolari ulteriori rispetto ai limiti stessi del diritto, se cioè sia configurabile l'abuso del diritto soggettivo inteso come uso anormale di esso.

In secondo luogo ci si chiede, nel caso in cui le condotte degli altri soggetti siano potenzialmente o effettivamente lesive di un diritto, se e in quali casi sia ammissibile per il titolare di esso agire privatamente per la tutela, senza cioè ricorrere, come in genere previsto dalla legge, all'autorità giudiziaria.

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