Cass. civile, sez. III del 2007 numero 3260 (14/02/2007)


Nel caso di lesione che abbia portato a breve distanza di tempo all'esito letale, sussiste in capo alla vittima che abbia percepito lucidamente l'avvicinarsi della morte, un danno biologico di natura psichica, la cui entità non dipende dalla durata dell'intervallo tra lesioni e morte, bensì dalla intensità della sofferenza provata dalla vittima dell'illecito ed il cui risarcimento è reclamabile dai suoi eredi.

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