Supercondominio: individuazione di parti comuni fra più edifici. Cortile oggettivamente destinato all'uso comune (Cass. Civ., Sez. II, sent. n. 26766 del 18 dicembre 2014)

In caso di frazionamento della proprietà di un edificio, a seguito del trasferimento di alcune unità immobiliari dall'originario unico proprietario ad altri soggetti, si determina una situazione di condominio per la quale vige la presunzione legale di comunione pro indiviso di quelle parti del fabbricato che, per ubicazione e struttura, siano - in tale momento costitutivo del condominio - destinate all'uso comune o a soddisfare esigenze generali e fondamentali del condominio stesso, salvo che dal titolo non risulti, in contrario, una chiara ed univoca volontà di riservare esclusivamente ad uno dei condomini la proprietà di dette parti e di escluderne gli altri.
In tema di condominio negli edifici, la presunzione legale di comunione di talune parti, stabilita dall'art. 1117 c.c., senz'altro applicabile quando si tratti di parti dello stesso edificio, può ritenersi applicabile in via analogica anche quando si tratti non di parti comuni di uno stesso edificio, bensì di parti comuni di edifici limitrofi ed autonomi, purché si tratti di beni oggettivamente e stabilmente destinati all'uso od al godimento degli stessi, come nel caso di cortile esistente tra più edifici appartenenti a proprietari diversi, ove lo stesso sia strutturalmente destinato a dare aria, luce ed accesso a tutti i fabbricati che lo circondano.

Commento

(di Daniele Minussi)
Deve essere preliminarmente riferito come l'operazione ermeneutica della S.C., la quale ha fatto applicazione in via analogica del principio di cui all'art.1117 cod.civ. al supercondominio, si riferisce ad un'ipotesi disciplinata sotto il vigore della normativa antecedente alla riforma del condominio del 2012. Attualmente infatti l'art.1117 bis cod.civ. prevede l'applicazione diretta al supercondominio della normativa in tema di condominio, di modo che il tema dell'interpretazione analogica più non si pone. Ciò premesso, la questione sollevata trae origine dall'assenza di esplicita previsione contrattuale relativamente a porzioni immobiliari oggettivamente destinate in maniera stabile all'uso ed al godimento da parte dei condomini (nella fattispecie da tutti i proprietari dei plurimi stabili rispetto ai quali l'area era suscettibile di fornire passaggio, luce, aria.

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