Non è ammissibile configurare una trasformazione eterogena atipica di società di capitali in impresa individuale. (Tribunale di Piacenza, sent. 22 dicembre 2011)

Non è configurabile la trasformazione eterogenea atipica di società di capitali in impresa individuale. Dal riferimento inserito negli artt. 2500 septies e octies c.c. alla comunione d’azienda non si può desumere alcun utile elemento di riflessione per affermare che, come è possibile la trasformazione da o verso la comunione d’azienda, così potrebbe ammettersi la stessa trasformazione da o verso un’impresa individuale da una società di capitali. Si deve escludere un’interpretazione estensiva delle norme in tema di trasformazione le quali tutte presuppongono pur sempre, come elemento comune, il passaggio da enti plurisoggettivi ad enti connotati da patrimonio separato.

Commento

(di Daniele Minussi)
In un ambiente ormai logicamente degradato, ove i concetti e gli istituti giuridici vengono talvolta piegati da una normativa ambigua e da orientamenti interpretativi chiaroscurali, una boccata d'aria fresca. La corte di merito piacentina era stata investita della questione in esito al rifiuto del notaio di procedere all'iscrizione nel Registro delle imprese di un verbale di assemblea di una srl unipersonale portante la decisione di "trasformare" l'ente in impresa individuale. Ha rilevato il Tribunale come nel caso di passaggio da società ad impresa individuale (e viceversa) non si può mai parlare di trasformazione in senso tecnico, determinandosi piuttosto una vicenda qualificabile in chiave di successione da un soggetto ad altro soggetto. Insomma: tra persona fisica e persona giuridica v'è una differenza ontologica che si riflette nel diritto...
Si possono in ogni caso ben comprendere le motivazioni che presiederebbero alla affermazione della possibilità di darsi trasformazione (la continuità soggettiva dell'ente), ciò che comporterebbe la non assoggettabilità a tassazione della plusvalenze attinenti agli attivi patrimoniali.

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