Cassazione Civile n.11247 del 30/07/2002. Le deliberazioni degli organi di un ente pubblico non valgono a rilevare la volontà negoziale.

Nei contratti di diritto privato stipulati da un ente pubblico, la volontà negoziale deve essere tratta unicamente dalle pattuizioni intercorse tra le parti contraenti e risultanti dal contratto tra esse stipulato, interpretato secondo i canoni di ermeneutica di cui agli artt. 1362 e ss. cod. civ., senza che possa farsi ricorso alle deliberazioni dei competenti organi dell'ente, le quali attengono alla fase preparatoria e non hanno alcun valore di interpretazione autentica o ricognitivo delle clausole negoziali. Gli eventuali vizi relativi al processo di formazione della volontà dell'ente pubblico comportano l'annullabilità del contratto, la quale può essere fatta valere, in via di azione o di eccezione ai sensi degli artt. 1441 e 1442 cod. civ., esclusivamente dall'ente stesso e non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità.

Commento

La massima viene a limitare, con riferimento all'indagine circa l'effettiva volontà delll'ente pubblico, il campo d'azione dell'interprete, stabilendo che non possano a tal fine essere utilizzati elementi desumibili dalle deliberazioni preparatorie dell'atto negoziale posto in essere

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