Cass. Civ., sez. II, n. 21894/2004. Responsabilità professionale dell'avvocato

Nella causalità cd. omissiva (o normativa, o ipotetica) il giudice, in forza della clausola generale di equivalenza prevista dall'art. 40 c.p. è tenuto ad accertare se l'evento sia ricollegabile all'omissione (causalità omissiva) nel senso che esso non si sarebbe verificato se (causalità ipotetica) l'agente avesse posto in essere la condotta doverosa impostagli (nella specie, da un contratto di prestazione d'opera professionale di avvocato) secondo le regole di avvedutezza e diligenza che devono guidare l'homo eiusdem condicionis ac professionis: il ragionamento del giudice sul rapporto causale, adeguato e logicamente coerente, deve, pertanto, basarsi su regole di natura probabilistica tali da consentire una generalizzazione sul nesso di condizionamento omissione/evento nel senso che, se l'azione doverosa fosse intervenuta, l'evento danno si sarebbe evitato, sicché, essendosi per converso verificato, esso può essere oggettivamente imputato (causalità normativa) alla condotta omissiva che, così, viene a costituire l'antecedente necessario dell'evento. Ne consegue ancora che il giudice, partendo dalla condotta del (presunto) responsabile connotata da colposa inadempienza, dovrà svolgere una inferenza probabilistica (che rappresenta indubbiamente una “complicazione” nella formulazione del giudizio causale, ma) che non può essere pretermessa, onde la necessità di una formulazione di giudizio corretta e analitica che pervenga - senza affrettate approssimazioni e senza salti logici - alla conclusione, positiva o negativa, di sussistenza del legame causale tra condotta esaminata ed evento prodottosi. L'accertamento del rapporto di causalità ipotetica deve, poi, necessariamente passare attraverso l'enunciato “controfattuale” che pone al posto dell'omissione il comportamento alternativo dovuto, onde verificare se la condotta doverosa avrebbe assicurato apprezzabili probabilità di evitare (o, comunque, di ridurre significativamente) il danno lamentato dal contraente adempiente.

Commento

La pronunzia ambienta il tema della causalità omissiva, ben noto alla scienza penalistica, nel giudizio civile risarcitorio. Giova al riguardo rilevare come in tale ambito il problema della causalità assuma una dimensione differente rispetto a quella propria del diritto penale, In quest'ultimo si tratta di risolvere un problema "naturalistico". Nel secondo non basta concludere che una certa condotta abbia dato origine ad un evento naturalistico (danno-evento), occorrendo piuttosto giungere all'affermazione che il pregiudizio economico (danno.conseguenze lesive), sia stato causato dall'inadempiente contegno del debitore. Notevole è inoltre l'ambientazione dei principi ricavati dalla S.C. in tema di obbligazioni c.d. "di mezzo", come quella tipicamente riferita all'avvocato.

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