Azione di rivendicazione e azione di restituzione: elementi differenziali. (Cass. Civ., Sez. II, sent. n. 23121 del 12 novembre 2015)

L'azione personale di restituzione, come già dice il nome, è destinata a ottenere l'adempimento dell'obbligazione di ritrasferire una cosa che è stata in precedenza volontariamente trasmessa dall'attore al convenuto, in forza di negozi quali la locazione, il comodato, il deposito e così via, che non presuppongono necessariamente nel tradens la qualità di proprietario. Essa non può pertanto surrogare l'azione di rivendicazione, con elusione del relativo rigoroso onere probatorio, quando la condanna al rilascio o alla consegna viene chiesta nei confronti di chi dispone di fatto del bene nell'assenza anche originaria di ogni titolo. In questo caso la domanda è tipicamente di rivendicazione, poiché il suo fondamento risiede non in un rapporto obbligatorio personale inter partes, ma nel diritto di proprietà tutelato erga omnes, del quale occorre quindi che venga data la piena dimostrazione, mediante la probatio diabolica. La tesi opposta comporta la sostanziale vanificazione della stessa previsione legislativa dell'azione di rivendicazione, il cui campo di applicazione resterebbe praticamente azzerato, se si potesse esercitare un'azione personale di restituzione nei confronti del detentore sine titolo.
L'azione di condanna al rilascio di un fondo esercitata dall'attore in base all'esistenza di un proprio titolo di proprietà e all'assenza, per contro, di qualsivoglia titolo che giustifichi il possesso o la detenzione del medesimo bene da parte del convenuto, va qualificata come azione di rivendica, ai sensi dell'art. 948 c.c., a paralizzare la quale è irrilevante che il convenuto deduca di possedere o di detenere l'immobile in forza di un titolo proveniente da un terzo.

Commento

(di Daniele Minussi)
Non si può aggirare l'onere probatorio conseguente alla proposizione dell'azione di rivendicazione "prendendo la scorciatoia" dell'azione di restituzione: è questo il punto nodale della pronunzia qui in esame. Colui che vanta la disponibilità del bene senza alcun titolo non può infatti essere assimilato al soggetto che si trovi in tale situazione sulla scorta del precedente perfezionamento di un rapporto obbligatorio (si pensi al comodato) in forza del quale possa dirsi detentore.

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