Attività notarile, minimi tariffari, qualità della prestazione. (Cass. Civ., Sez. II, sent. n. 9793 del 23 aprile 2013)

La difesa della figura del professionista notaio e della deontologia che connota questa peculiare attività non può essere più affidata alla rigida osservanza dello strumento tariffario, ormai inadeguato rispetto alle esigenze emerse a livello legislativo: ciò però impegna gli organismi di controllo a verifiche adeguate a questa prospettiva, vigilando sulla natura personale della prestazione, senza poter fidare sulla scorciatoia - non più praticabile - di prevenire o interdire questi comportamenti con una sostanziale equiparazione dei compensi (tramite le tariffe), che rendeva inutile per il cliente la ricerca del minor costo e costituiva filtro indiretto della caduta di professionalità causata da un’attività sviluppata quantitativamente grazie ai ribassi.

Commento

(di Daniele Minussi)
Non è più questione di tariffa... ma un problema di qualità della prestazione.
Se il singolo professionista si può dire infatti libero di praticare un prezzo inferiore alle tariffe previste, ciò che non è lecito è che il tutto si traduca in un pregiudizio per il cliente sotto il profilo della qualità della prestazione.
Già: ma non viene il sospetto al cliente che una parcella molto bassa possa "nascondere" un servizio scadente?
La tariffa serviva proprio a questo...
Il vero problema è che se vado al ristorante e mangio un cibo cattivo o avariato me ne accorgo subito. Non altrettanto accade con un atto notarile: i guai possono sorgere anche dopo molto tempo.

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