Ammissibilità della trascrizione in Italia dell'atto di nascita formato all'estero del figlio nato da coppia di genitori dello stesso sesso (Appello di Torino, 29 ottobre 2014)

Ai fini del riconoscimento o meno dei provvedimenti giurisdizionali stranieri, deve aversi prioritario riguardo all’interesse superiore del minore (art. 3, l. 27.5.1991, n. 176 di ratifica della Convenzione sui diritti del fanciullo di New York del 20.11.1989) ribadito in ambito comunitario con particolare riferimento al riconoscimento delle sentenze straniere in materia di rapporti tra genitori e figli, dall’art. 23 del Regolamento (CE) n. 2201/2003, il quale stabilisce espressamente che la valutazione della non contrarietà all’ordine pubblico debba essere effettuata tenendo conto dell’interesse superiore del figlio. Nel caso di minore nato all’estero, da coppia omosessuale, in seguito alla fecondazione medicalmente assistita eterologa con l’impianto di gameti da una donna all’altra, l’atto di nascita del fanciullo può essere trascritto in Italia poiché, nel caso in questione, non si tratta di introdurre ex novo una situazione giuridica inesistente ma di garantire la copertura giuridica a una situazione di fatto in essere da diverso tempo, nell’esclusivo interesse di un bambino che è stato cresciuto da due donne che la legge riconosce entrambe come madri. Assume rilievo determinante la circostanza che la famiglia esista non tanto sul piano dei partners ma con riferimento alla posizione, allo status e alla tutela del figlio. Nel valutare il best interest per il minore non devono essere legati fra loro il piano del legame fra i genitori e quello fra genitore-figli: l’interesse del minore pone, in primis, un vincolo al disconoscimento di un rapporto di fatto, nella specie validamente costituito fra la co-madre e un figlio.

Commento

(di Daniele Muritano)
La sentenza, di notevole interesse, dispone la trascrizione in Italia dell’atto di nascita, formato all’estero, del figlio di una coppia omosessuale. Richiamando diversi precedenti, sia della Corte Costituzionale (n. 138/2010), sia della Corte di Cassazione (4184/2012), sia della CEDU (Schalk e Kopf c. Austria del 24.10.2010, nonché Labasse c. Francia e Menesson c. Francia del 26.6.2014), la Corte afferma che non vi è alcuna violazione di principi di ordine pubblico e che nel decidere occorre avere riguardo esclusivamente all’interesse primario del minore. Ovvie le ricadute anche sul piano del diritto successorio.

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